Endometriosi: che cos’è e come si tratta?

In Italia, circa 3 milioni di donne soffrono di dismenorrea, ovvero di dolore (spesso invalidante) durante il ciclo mestruale. Nella maggior parte dei casi, questa situazione, che altera notevolmente la qualità di vita, è causata dall’endometriosi.

Abbiamo approfondito questa tematica insieme alla Dottoressa Sara Lancetti, Specialista in Ostetricia e Ginecologia presso il Medical Center SYNLAB Santa Maria.

Di seguito l’interessante approfondimento.

Che cos’è l’endometriosi?

L' endometriosi è un'infiammazione cronica dell'apparato genitale femminile causata dalla presenza anomala di cellule endometriali (che normalmente sono presenti solo nel tessuto che riveste l'utero) all'interno dell'addome e della regione pelvica.

L’endometriosi è una patologia molto frequente che colpisce il 10-20% delle donne in età fertile, soprattutto nella fascia fra i 25 e 35 anni.

Inoltre, è importante sottolineare che esiste anche una certa familiarità. Infatti, la possibilità di sviluppare questo disturbo aumenta di 6 volte se madre o sorella presentano la stessa patologia.

Solitamente, le donne affette da endometriosi soffrono di dolore mestruale invalidante e sono spesso costrette a letto con dolori molto forti, i quali richiedono, talvolta, l'assunzione di 2-3 farmaci analgesici al giorno. Ancora, l’endometriosi è frequentemente associata anche a dolore alla defecazione, a un’alterazione dell'alvo e a dolore durante i rapporti sessuali.

Questa sintomatologia tende ad aggravarsi velocemente nel tempo, tanto che, nell'arco dei mesi, i sintomi si fanno sempre più forti e costanti nel tempo, fino ad occupare, nei casi più gravi, la maggior parte del mese.

L'endometriosi, infatti, viene classificata secondo 4 gradi di gravità che vanno da “Lieve” a “Grave”. Dunque, è possibile passare da forme pressoché asintomatiche a situazioni talmente invalidanti che necessitano di trattamento chirurgico, talvolta demolitivo.

Nei casi più gravi, dunque, si può arrivare a situazioni che richiedono necessariamente l'asportazione di tratti che coinvolgono l'intestino, gli ureteri o le tube. Quest’ultimo caso può condurre anche a infertilità.

Endometriosi: cosa fare allora?

In base ai dati della letteratura e all’esperienza clinica della Dottoressa, il dolore mestruale e, di conseguenza, anche l’endometriosi sono condizioni che non vanno mai sottovalutate. Al contrario, le stesse necessitano di essere approfondite e trattate, soprattutto in pazienti giovani e desiderose di avere dei figli in futuro.

I mezzi a disposizione per combattere questa patologia, tra l’altro riconosciuta e classificata in tempi recenti come “patologia invalidante”, sono molteplici.

La terapia medica maggiormente utilizzata si basa sull’assunzione di preparazioni estroprogestiniche o solo progestiniche (pillola contraccettiva o minipillola) con l'obbiettivo di ridurre il più possibile il sanguinamento mestruale, portando così alla scomparsa di quei noduli di cellule endometriali localizzate al di fuori dell'utero e responsabili della sintomatologia dolorosa.

La terapia progestinica, inoltre, può essere somministrata anche per via "interna" attraverso l’utilizzo di spirali medicate.

Questa soluzione trova particolare indicazione in donne che, per svariati motivi (come anamnesi ostetrica, rischio tromboembolico aumentato etc.), non possono assumere contraccettivi ormonali.

In queste situazioni, prima di prescrivere una terapia, è importante effettuare un colloquio ampio ed esplicativo con la paziente, in modo da eliminare ogni dubbio circa l'errata convinzione per cui l'assenza di ciclo mestruale possa poi avere ripercussioni sull'utero.

L'assenza indotta di ciclo mestruale, infatti, può protrarsi anche per anni senza effetti negativi sull'apparato genitale o la fertilità.

Inoltre, occorre ricordare che, nei casi non trattati tempestivamente, si può rendere necessaria una terapia chirurgica mediante laparoscopia.

Ancora, in pazienti molto giovani nelle quali si preferisce evitare l'utilizzo di terapie ormonali, si può ricorrere all'utilizzo di preparati a base di integratori ed analgesici naturali che riducono l’infiammazione cronica e la conseguente produzione di tossine responsabili del dolore, se assunti nell'arco del mese e per lunghi periodi di tempo.

È bene ricordare, però, che questo tipo di terapia non permette una guarigione dall’endometriosi (come invece la terapia ormonale), ma allevia solo la sintomatologia.

Infine, si sottolinea che anche lo stile di vita e la dieta seguita hanno un loro impatto e possono dare una grande mano.

Infatti, un’alimentazione ricca di cibi antinfiammatori e disintossicanti come cereali integrali, legumi, verdura, frutta fresca possono avere un effetto positivo. Le fibre, in particolar modo, oltre a facilitare le funzioni digestive, riducono il livello di estrogeni, aiutando quindi a tenere a riposo gli organi estrogeno-dipendenti.

Allo stesso modo, anche l’assunzione di vitamina D e di cibi ricchi di Omega3 (pesce azzurro, olio d' oliva, frutta secca, semi di girasole, zucca, lino) può essere utile.

In conclusione, quindi, l’endometriosi non deve necessariamente essere vissuta come una condanna al dolore. Ad oggi, infatti, abbiamo a disposizione tanti strumenti per combattere questo tipo di disturbo e migliorare in modo significativo la qualità di vita delle donne affette.

In ogni caso, resta fondamentale un colloquio ampio ed attento con la paziente per poter personalizzare al meglio la terapia da seguire.

Direttore Medico: Prof. Maurizio Ferrari (CMO)
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