Con oltre 460 milioni di casi a livello mondiale, di cui 6 milioni hanno avuto esito fatale, finora, la pandemia di COVID-19 da SARS-CoV-2 si è dimostrata essere una crisi sanitaria globale. In questo scenario preoccupante, ancora più notevole è lo sforzo senza precedenti compiuto dalla comunità scientifica internazionale, che ha portato – in tempi record – alla disponibilità di vaccini basati su mRNA e vettori virali.
Con oltre 10 miliardi di dosi totali di vaccino somministrate in tutto il mondo, le campagne di vaccinazione hanno già iniziato ad attenuare questa crisi globale. Per massimizzare gli effetti del vaccino, sarà necessario valutare in modo sistematico e monitorare il più ampiamente possibile l’efficacia e la durata della protezione immunitaria.
Un team di scienziati-medici di fama internazionale ha recentemente pubblicato su Nature Biotechnology un documento su questo tema, descrivendo l’efficacia e la sensibilità di un nuovo tipo di test per rilevare l’immunità cellulare al SARS-CoV-2.
La ricerca, effettuata in sinergia con SYNLAB, uno dei principali fornitori mondiali di servizi diagnostici di laboratorio, ha sfruttato la tecnologia di Hyris, il rivoluzionario Hyris SystemT.
“A oggi, i test anticorpali sono stati tipicamente – se non perfino unicamente – gli endpoint clinici comunemente utilizzati per misurare la risposta immunitaria al SARS-CoV-2”, spiega Antonio Bertoletti, Professore alla Duke-NUS Medical School. “Sia la risposta immunitaria umorale (anticorpi) sia quella cellulare agiscono in coordinamento per ottenere una protezione a lungo termine dalle infezioni virali. Proteggendo l’organismo dalle malattie, gli anticorpi sono importanti per prevenire le infezioni, mentre l’immunità cellulare è essenziale per eliminare le cellule infette da virus, e contribuire quindi a combattere la malattia stessa”, conclude il professore.
Pertanto, secondo lo studio, la misurazione della risposta delle cellule T rappresenta un nuovo, rivoluzionario approccio alla lotta contro il SARS-CoV-2. Grazie ai linfociti T reattivi, un individuo negativo a un test anticorpale potrebbe ancora essere protetto.
Questo nuovo studio dimostra quindi l’importanza di un approccio PCR quantitativo al test delle cellule T, grazie allo sforzo congiunto di SYNLAB, uno dei principali network internazionali di fornitori di diagnostica medica, e Hyris, azienda biotecnologica globale dedicata all’analisi genetica.
“Questi metodi di screening altamente scalabili saranno particolarmente importanti per monitorare l’entità e la durata dell’immunità cellulare funzionale verso le varianti emergenti, contribuendo in tal modo ad assegnare la giusta priorità alle strategie di rivaccinazione nelle popolazioni vulnerabili”, afferma Cristina Lapucci, Head of Genetics and Molecular Biology di SYNLAB Italia.
“Ci siamo impegnati al massimo per mettere il nostro sistema al servizio di partner così prestigiosi”, afferma Stefano Lo Priore, fondatore e CEO di Hyris. “Molte istituzioni mediche in tutto il mondo hanno già adottato la nostra tecnologia, abbracciando la semplicità, la connettività e la scalabilità senza precedenti dell’Hyris System”.
La rapida disponibilità di vaccini contro il SARS-CoV-2 a un’ampia percentuale della popolazione suggerisce che dovrebbero essere valutati nuovi approcci alla misurazione della durata della risposta immunitaria e alla potenziale necessità di booster vaccinali.
“Le analisi utilizzate nel nostro studio si basano sulla quantificazione dell’mRNA di CXCL10 dopo l’incubazione di sangue intero con peptidi specifici SARS-CoV-2. I livelli dei trascritti indotti di CXCL10 hanno una forte correlazione con l'IFNgamma prodotto dalle cellule T antigene-specifiche attivate, servendo come proxy per rilevare l'immunità cellulare nei soggetti guariti da COVID-19 e vaccinati contro la SARS-CoV-2”, fa notare Ernesto Guccione, PhD, Professore di Scienze Oncologiche e Scienze Farmacologiche, alla Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York.
“Ciò è particolarmente importante dopo che sono emerse varianti di SARS-CoV-2 come la Omicron, che elude la maggior parte della capacità neutralizzante degli anticorpi, ma non quella dei linfociti T”, continua Megan Schwarz, dottoranda alla Icahn School Mount Sinai. “La misurazione precisa delle risposte cellulari alla base della protezione dai virus rappresenta quindi un parametro cruciale della difesa immunitaria”.
“Le soluzioni già presenti sul mercato vengono solitamente implementate basandosi sulle tradizionali metodologie di fluorescenza tipicamente utilizzate nel dominio immunologico”, aggiunge Jordi Ochando, PhD, Assistant Professor di Scienze Oncologiche, Medicina (nefrologia), e Medicina patologica, molecolare e cellulare alla Icahn Mount Sinai. “Questa ricerca dimostra che l’espressione dell’mRNA di CXCL10 conferma i dati ottenuti con i metodi tradizionali (eg. ELISpot) rispetto al soggetto naïve, convalescente dal COVID-19 e vaccinato contro il SARS-CoV-2”, conclude.
Questo studio potrebbe rivelarsi una soluzione chiave per supportare ulteriormente la comunità scientifica nello svolgere un ruolo strategico per affrontare questa nuova sfida globale.
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