La policistosi ovarica o sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è il disordine endocrino più frequente nelle donne in età riproduttiva. La prevalenza di questa condizione, infatti, varia dal 6-6.3% al 16.6-20%.
La PCOS è stata descritta per la prima volta da Stein e Leventhal nel 1935, sulla base dell’osservazione di pazienti con caratteristiche cliniche variabili (come obesità, irsutismo, acne, amenorrea) associate ad ovaie policistiche ingrandite.
Nel tempo, l’evoluzione delle conoscenze sulla PCOS ha progressivamente definito il ruolo dell’LH (ormone luteinizzante), degli androgeni e dell’insulino-resistenza in questa complessa patologia. Allo stesso tempo, il contributo della diagnostica ecografica applicata alla PCOS ha consentito di definire meglio i quadri morfologici che la caratterizzano.
Ad ogni modo, è ben chiaro che la PCOS costituisce un problema frequente ed importante per un gran numero di donne.
Inoltre, non potendosi più ormai considerare un problema limitato soltanto all’adolescenza e all’età riproduttiva (e date anche le sue caratteristiche) è evidente che la PCOS possa creare disturbi e/o patologie associate rilevanti per tutto l’arco della vita della donna.
Considerata l’importanza crescente di questa tematica, SYNLAB ha deciso di proporre un approfondimento, grazie al contributo della Dott.ssa Iolanda Iannella, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, presso le sedi SYNLAB SDN di Gianturco e Crispi a Napoli.
PCOS: una sindrome polisintomatica
Una delle principali difficoltà della sindrome PCOS è la sua corretta definizione, dato che si tratta di una sindrome complessa e multiforme nella sua espressione morfologica, clinica, biochimica e metabolica. Per questi motivi, si presta tuttora a differenti definizioni.
Per quanto riguarda la diagnosi, una PCOS può essere diagnosticata in una donna che presenta almeno due delle seguenti caratteristiche:
• Iperandrogenismo clinico e/o biochimico;
• Disfunzione ovulatoria;
• Ovaio con morfologia policistica (PCOM);
In quest’ultimo caso, la definizione di PCOM si basa essenzialmente su un eccessivo numero (>12) di follicoli antrali (di diametro 2-9 mm) per ovaio e/o su un volume ovarico superiore alla norma.
Oltre alle alterazioni e disfunzioni appena riportate, in ambito di PCOS sono o possono essere presenti altre importanti patologie e/o disfunzioni aggiuntive.
Tra queste sono comprese una disfunzione cardio-metabolica caratterizzata da iperinsulinemia, insulino-resistenza, obesità e aumentato rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 e patologie cardiovascolari, o depressione.
Inoltre, in caso di gravidanza in donne con PCOS, è stata riportata un’aumentata incidenza di significative problematiche ostetriche quali aborto, diabete gestazionale, pre-eclampsia, o anomalie congenite fetali.
Alla luce di quanto esposto fino ad ora, emergono sia la difficoltà nella gestione clinica e nel trattamento delle donne con PCOS, sia la conseguente necessità di sviluppare linee-guida cliniche che abbiano il più largo consenso possibile.
PCOS: un focus sulle possibili cause e sintomi
Una teoria eziopatogenetica considera tra le cause della PCOS un’alterazione primitiva della normale steroidogenesi ovarica che comporta un aumento della produzione di androgeni: questa condizione è ritenuta una delle principali alterazioni ormonali presenti nella PCOS.
È importante sottolineare che un eccesso di androgeni (ormoni comunque rilevanti nella regolazione della normale follicologenesi, quando prodotti in quantità fisiologica) risulta associato a significative disfunzioni follicolari e dell’ovulazione.
L’eccessiva produzione di androgeni, infatti, determina:
• Attivazione della crescita dei piccoli follicoli antrali che, pertanto, aumentano di numero rispetto a quanto avviene nell’ovaio normale;
• Induzione prematura di un eccesso di recettori follicolari per l’LH;
• Arresto della maturazione dei follicoli;
• Disturbo nella selezione del follicolo dominante, come conseguenza della prematura luteinizzazione follicolare;
• Morfologia policistica dell’ovaio.
Secondo un’altra teoria eziopatogenetica, invece, l’iperandrogenismo tipico della PCOS è secondario ad iperinsulinemia o ad insulino-resistenza.
Infatti, molte (se non tutte) le forme di insulino-resistenza sono in qualche modo associate a PCOS. Inoltre, è stato constatato che l’obesità (intesa come BMI >30 Kg/m2), condizione spesso associata ad insulino-resistenza, iperinsulinemia o diabete mellito franco, è stata riscontrata fino al 50% delle donne con PCOS.
Infine, per quanto riguarda la sintomatologia, i sintomi principali che possono far sospettare una sindrome da ovaio policistico sono:
• Ciclo mestruale irregolare;
• Eccesso di peluria su viso, seno, pancia, gambe;
• Aumento di peso;
• Acne e pelle grassa;
• Perdita di capelli.
Gli esami ormonali indicheranno aumento degli estrogeni, dell’insulina, dell’LH, mentre l’ecografia potrebbe mostrare ovaie aumentate di volume, con un numero di follicoli superiore al normale e con assenza di ovulazione durante il monitoraggio.
Dopo la diagnosi sarà necessario controllare anche il profilo lipidico, glicemia, la funzione tiroidea e la vitamina D.
Dunque, al fine di aiutare le pazienti con sintomi che inducono a sospettare sindrome dell’ovaio policistico, l’obiettivo del ginecologo e dell’endocrinologo è comprendere:
1) L’importanza clinica della policistosi ovarica (PCOS) nell’ambito della ginecologia endocrinologica;
2) Le caratteristiche fisiopatologiche di questa sindrome;
3) Le modalità con le quali la PCOS determina infertilità;
4) Le opzioni di management e terapeutiche della donna infertile affetta da PCOS;
5) Le specifiche problematiche che la PCOS pone nel contesto di programmi di procreazione medicalmente assistita e le attuali soluzioni di trattamento.
Naturalmente, risulta essere essenziale anche la capacità di formulare una diagnosi corretta di PCOS.
PCOS e infertilità: c’è un collegamento?
L’infertilità, secondo una definizione fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è una patologia che si esplica nella mancata realizzazione di una gravidanza dopo un lasso di tempo di 8-12 mesi nel quale la coppia ha cercato una gestazione attraverso rapporti mirati non protetti.
Alla luce di quanto esposto fino ad ora, è facile comprendere come l’infertilità sia una delle principali complicanze della PCOS durante l’età riproduttiva.
Infatti, circa il 30% delle coppie che richiedono un trattamento per infertilità soffre di infertilità anovulatoria.
Cosa è possibile fare?
• Un occhio di riguardo per lo stile di vita
In questo contesto rientrano una perdita di peso, l’incremento dell’attività fisica, delle modificazioni dello stile di vita, e, dunque, il controllo del peso corporeo, la riduzione degli zuccheri nella dieta e l’assunzione di cereali integrali, legumi, verdure, omega3, zinco, vitamina B12.
• Uso di farmaci
La prima opzione, nonché la più comune, è quella di ricorrere agli estro-progestinici (la pillola anticoncezionale). Tra l’altro, oggi esistono pillole a basso dosaggio di estrogeni e con progesterone specifico per questo tipo di patologia. Possono essere utilizzati anche inibitori della aromatasi (letrozolo), Clomifene citrato, Metformina, Gonadotropine.
•Assunzione di integratori: Inositolo
L’inositolo è un polialcol coinvolto nella trasduzione del segnale dell’insulina ed è classificato come un insulino-sensibilizzante. Gli effetti metabolici dell’inositolo sono estremamente complessi e hanno un ruolo molto importante nell’influenzare alcuni effetti metabolici intracellulari. Il trattamento con inositolo, inoltre, si è dimostrato in grado di ridurre la glicemia plasmatica a digiuno, l’insulino-resistenza e i livelli di insulinemia. La terapia con questo tipo di integratori, tuttavia, necessita di mesi di durata prima di riscontrare effettivi cambiamenti del funzionamento ormonale. Infine, esistono almeno due tipi di inositolo: il mio-inositolo (MI) e il D-chiro-inositolo (DCI), di cui oggi le giovani donne hanno una discreta conoscenza, essendo argomento trattato frequentemente dai ginecologi con le giovani pazienti. In tipo di inositolo, il dosaggio e la formulazione vengono scelti dal ginecologo in base al tipo di disfunzione che si intende trattare.
In conclusione: le donne con PCOS anovulatoria non sono sterili, ma meno fertili.
Questo significa che la loro ovulazione, che avviene sporadicamente, non è facilmente controllabile. Tuttavia, queste donne possono comunque avere una gravidanza, anche spontanea, seppure con difficoltà.
È necessario, dunque, che la paziente con cicli irregolari o con sintomi particolari si rivolga al proprio ginecologo per esprimere i propri dubbi e parlarne, in modo da eseguire esami specifici e valutare il singolo caso e la possibilità di intraprendere percorsi diagnostici e terapeutici. Tutto questo al fine di ottenere una corretta diagnosi e per evitare la sovrapposizione di patologie concomitanti.
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